Strada provinciale 87 Ponte Matassino – Reggello

Questo percorso è stato esaminato i primi di maggio del 2019.

E’ un maggio con molte piogge e la vegetazione ne gode mentre fermarsi, osservare, fotografare, annotare è un po’ più complesso.

Questa provinciale ha poche indicazioni distanziometriche.

Il km 0 è introvabile oppure, diciamolo, io non l’ho trovato. Una mappa posiziona l’inizio della provinciale 87 all’altezza del Ponte del Matassino.

La mappa di Google indica come Ponte del Matassino quello che attraversa l’Arno, se si proviene dalla cittadina di Figline.

             Indicazioni per cicloamatori al ponte del Matassino

Si entra nella frazione di Matassino prima del lungo cavalcavia della A1 e quello della sua compagna di viaggio, la linea detta Direttissima delle ferrovie.

La provinciale viaggia diritta, nella frazione di Matassino con il nome di Torquato Toti, fino a quando non svolta a sinistra ed attraversa il ponticello sul torrente Resco.

Se a qualcuno volesse sapere qualcosa su questa frazione devii il suo percorso sul sentiero, ormai classico, di it.wikipedia.org/wiki/Matassino.

Questa frazione  ricade sotto la competenza amministrativa dei comuni di Figline/Incisa Valdarno, Reggello e Castelfranco Piandiscò e, in conseguenza di questa frammentazione, della provincia di Arezzo e dell’area della città metropolitana di Firenze.

     Il Resco incanalato tra sponde decorate quasi ad opus incertum

Al di là ponte si vedono i segnali di inizio territorio di uno dei tre comuni. Reggello è quello dove ha termine la provinciale. Al di sotto di questo gruppo segnaletico si può notare quello di indicazione per una località di cui ci sarà occasione di parlare dopo: le Balze.

Si passa il ponte sul Resco, torrente che mi accompagnerà per un lungo tratto, anche se scomparirà tra la vegetazione e altre strutture naturali.

Dal ponte si vedono molte piante che ne hanno quasi ricoperto l’alveo. Sarebbe un bell’impegno identificarle tutte. Sulla riva destra, nel cemento, ha conquistato il suo posto un’invasiva proveniente dall’Oriente: il poligono del Giappone. Su questa scheda di Actaplantarum si potrà venire a conoscenza dei motivi della sua introduzione www.floraitaliae.actaplantarum.org/viewtopic.php?f=95&t=99451.

La provinciale 87 nel primo tratto si traveste da via Treves.

Entro il chilometro uno, a sinistra, mi fermo ad osservare un capitello, quasi una minuscola cappella, pressoché avvolto da un cipresso purtroppo provato dai due parassiti che ha interessato molta parte della popolazione di questa pianta fino dalla seconda metà del novecento.

Si possono consultare molti siti su queste infestazioni che hanno posto a rischio questa essenza.

Qualcuno sostiene che il cipresso sia stato introdotto nella nostra penisola dai Fenici, qualcuno dagli Etruschi, qualcuno dai Latini. La memoria lontana e la sua millenaria storia non cancellano la difficoltà che va incontrando questa pianta, icona del paesaggio toscano, qui e altrove associata anche al culto dei defunti.

La prima progressiva chilometrica che incontro è quella del km due.

La strada, nel suo tratto iniziale, procede tranquilla per una piana, in senso contrario al torrente, che offre scorci piacevoli di acque con piante di pioppi, robinie, sambuco e molte altre che si fanno buona compagnia ai bordi di questo corso d’acqua.

Per saperne di più, ho deviato per un po’ in Rete e ho trovato questa pagina che tratta della fauna ittica del torrente ed altre note riguardanti le sue generalità: torrente_resco_simontano

Per una puntualizzazione un po’ pedante, ma non certa, il Resco Simontano sarebbe un affluente del torrente accanto a cui precediamo e che a qualche chilometro a valle confluisce nell’Arno.

Mentre disserto di questo, nella piana alla sinistra vedo colture che vanno verso basse colline e tutto ispira una dolcezza che mi farebbe sostare qui a bearmene.

Devo dire, giusto per un appunto, che le auto che vanno per questa strada non molto larga, procedono a una velocità non rassicurante e ci vuole attenzione nel sostare.

Proseguendo, più avanti a sinistra, noto alcune attività legate a queste colture e a quelle personali di orti, di giardini, di balconi lontani.

Incontro la località Vecchietto il cui cartello è sormontato da un alto pioppo, forse un pioppo nero.

A proposito di identificazione di piante, potrei suggerire un’ applicazione per smartphone da usare in campo: Plantnet e un sito che ritengo essere il miglior prodotto italiano, nel settore del riconoscimento delle piante: www.actaplantarum.org.

E come altre volte sono incuriosito dal toponimo. Sembrerebbe riferito ad una persona ma voi sapete benissimo che i nomi dei luoghi sono contrazioni, deformazioni di locuzioni o di nomi antichi e, ancora una volta, si scenderebbe nelle profondità delle genesi.

Oltrepasso la località senza la relativa risposta che probabilmente scoverei in qualche libro dimenticato o poco conosciuto. E tendo una mano per un chiarimento.

Ma c’è una cosa che vorrei far notare: sullo sfondo dello scorcio si può notare una formazione che emerge dalla vegetazione. Si tratta di una balza, una delle molte che contraddistinguono il paesaggio circostante e quello del Valdarno superiore.

Entro nella frazione di Vaggio, frazionata a sua volta tra i comuni di Reggello e Castelfranco Piandiscò, e di conseguenza si ripete quanto detto sopra circa la frazione di Matassino per quanto riguarda le province. Temo che sarebbe una frustrante ricerca individuare le demarcazioni di queste Amministrazioni.

Lascio anche questa frazione frazionata non prima di aver registrato un motto scritto attorno ad un cerchio colorato su una saracinesca chiusa.

Le sue parole potrebbero essere adattabili a mille scenari, come possono essere i motti senza precisa identità, ma ritengo, in questo caso, che la finalità sia onesta o, quantomeno inciti a non sentirsi minori di altri nell’allargare la propria visuale. Mi si perdoni la dissertazione pseudofilosofica mentre vado sulla provinciale, pensandoci un po’.

Nel borgo incontro uno dei segnali che indicano la direzione per andare a visitare il luogo a cui avevo fatto cenno, all’incontro con il primo segnale dedicatogli, dopo il ponte sul Resco.

E’ l’area dove si possono contemplare le tracce della memoria profonda di un ecosistema arcaico, un gigantesco lago, che ha lasciato toccanti testimonianze sia per i colti che per i profani come me. Queste testimonianze sono distribuite tra i musei di Montevarchi e Firenze.
Qui nuotavano le balene, qui transitavano i mastodonti, qui l’uomo alzava la sua schiena verso il portamento eretto.

                              Mammuthus meridionalis al Museo paleontoligico di Firenze

Di tutto resta solamente un’estesa massa di rilievi smussati dalle acque e dal tempo: le Balze.

Per averne un’idea virtuale, prima di andare a vederle di persona, è molto piacevole consultare www.lamiabellatoscana.it/2018/06/le-balze-nascoste-nel-sentiero-dellacqua-zolfina.

Mi propongo, un giorno, di seguire le tracce suggerite dall’autore di questo percorso per osservare ed emozionarmi.

Io mi limito a seguire il mio percorso d’asfalto.

Il chilometro quattro, qui, come su altre strade, presenta due modalità di informazione che sono anche un passaggio temporale: il cippo e la tabella.

Sotto, attorno, sopra la vita vegetale ha conquistato il suo spazio e si mostra nella sua imperiosa bellezza quasi a suggello di una vicenda conclusa.

La strada sale dolcemente per prendere più avanti un aspetto più ripido.

In certi punti, richiede una proporzionata attenzione a causa delle curve sulle quali la distrazione per il bello andrebbe messa da parte, a causa dell’esiguità della carreggiata.

Ma tutto appare piacevole, soprattutto in questo inizio di maggio.

Transito ancora attraverso tra le balze con fioriture di ginestre e querce con foglie primaverili.

La strada esce dal fondo del lago ed entra in un territorio coltivato.

Quando il paesaggio si dischiude, si incontrano le colture degli olivi il cui prodotto è un vanto per il comune di Reggello, come chiaramente espresso da questa tabella.

Quando il paesaggio si dischiude, si incontrano le colture degli olivi il cui prodotto è un vanto per il comune di Reggello, come chiaramente espresso da questa tabella.

Poi, quasi alle porte di Reggello, noto un segnale di indicazione che stimola la mia voglia di curiosare.

Mi avvio per la strada indicata dal cartello e percorro una stretta via incorniciata da una vegetazione rigogliosa.

E scopro un piccolo gioiello che va cercato con intenzione. Chi torna la sera, e percorre la provinciale 87, è probabile che non faccia nemmeno caso al cartello oppure si ripropone di soddisfare la mia stessa curiosità, in un momento più opportuno.

Notizie su questa chiesetta le ho trovate su www.visitreggello-tuscany.com/storia-architettura/le-chiese/san-siro-a-cascia/

Sopra la sua porta anteriore c’è una data, 1826, che presumo sia quella di qualche restauro perché la struttura della costruzione è palesemente più datata.

Cerco un qualche ingresso laterale ma come supponevo, poiché accade per molti di questi piccoli luoghi di culto, non vi è altro ingresso aperto anzi la chiesetta è quasi presa prigioniera da altre costruzioni.

Rientro sulla provinciale e proseguo verso il capoluogo del comune attraversato per lunga parte dal suo tracciato.

 Ed ecco che incontro la frazione di Cascia, che fa corpo unico con il paese di Reggello,  e che si fa vanto di due mirabili memorie di tempi trascorsi, conservate come gioielli.

Ma poco prima, al centro di una piccola rotonda, incontro la sintesi della vocazione del territorio reggellese.

Qui la vite, che in altri luoghi è sovrana, cede il passo a  un altro albero di non minore importanza: l’olivo

E, scolpita sulla pietra, quasi filiazione di una pianta di Olea europaea che la protegge come un nume tutelare, viene rimarcata la passione degli uomini di questi luoghi nello stemma della cittadina di Reggello: la produzione dell’olio. Quasi un marchio di garanzia sicuramente derivato dalla certezza della bontà del prodotto.

Mi sia concesso di spendere qualche parola per porre un omaggio ad una pianta che accomuna popoli affacciati sul mare e non.

Il nome universale di questa essenza botanica, forse, a mio parere, non avrebbe dovuto contenere nella sua binomia il termine europaea ma mediterranea.

Ma Linneo, è arrivato prima di me, aveva più scienza e ubi maior …

Così proseguo il mio breve viaggio, pensando a quegli olivi millenari che ho accarezzato, anni fa, in Sardegna, commuovendomi.

Per avere maggiori conoscenze su questa grande essenza si devii temporaneamente il percorso su: www.floraitaliae.actaplantarum.org/viewtopic.php?f=95&t=32942.

Un’emozione d’altra natura mi coglie, quando giungo davanti alla chiesa romanica di S. Pietro in Cascia, situata nell’omonima piazza e conservata come si conviene.

Notizie e immagini migliori di questa chiesa si possono trovare per altri percorsi informatici quali l’immancabile it.wikipedia.org/wiki/Pieve_dei_Santi_Pietro_e_Paolo_a_Cascia e, a seguire, le pagine www.lamiabellatoscana.it/2011/08/la-pieve-di-cascia-tra-eleganza , www.ilbelcasentino.it/pieve-cascia-reggello.php.

Nella stessa piazza c’è un’indicazione per un altro luogo che merita una visita: un tesoro del nostro Rinascimento, una volta visibile in questa solida costruzione, un trittico del Masaccio, ora custodito in un apposito spazio.

Con l’identità amministrativa di via Latini la provinciale si dirige verso l’abitato di Reggello.

E giungo all’ingresso del paese vero e proprio.

Informazioni su questo abitato si trovano nel sito ufficiale dell’Amministrazione dedicato alla scoperta delle sue bellezze, dei suoi prodotti, delle manifestazioni e quant’altro può interessare il visitatore: www.visitreggello-tuscany.com/

La provinciale, come aveva iniziato il suo percorso con altra denominazione, sotto il nome di Antonio Gramsci, lo conclude a questo bivio, come mi ha spiegato un agente della Polizia Municipale.

E qui si ferma anche la mia relazione su questa breve strada.

Però, prima di concluderla del tutto, vorrei omaggiarla con un pensiero floreale colto dal paesaggio che la natura generosamente ha offerto alla mia vista prima di giungere a Reggello.

Mazzi di cerastio, timo e papaveri di maggio che contornano due piante simbolo di questa regione ma anche di quella più vasta del Mediterraneo: l’olivo e il cipresso.

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Itinerario google maps

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RINGRAZIAMENTI

www.it.wikipedia.org
www.ittiofauna.org
www.actaplantarum.org
www.lamiabellatoscana.it
www.visitreggello-tuscany.com
www.ilbelcasentino.it

RINGRAZIAMENTI PARTICOLARI
Alla revisora del testo Elena Tondi

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