Strada provinciale 1 Aretina per S. Donato

Questo itinerario è stato esaminato più volte tra il 12 novembre 2018 e l’11 febbraio 2019 con un piccolo ripasso ad aprile. E’ stata la mia prima strada percorsa per gli scopi di questo blog.

Come guida ho scelto il testo ‘Incisa. Alla scoperta del castello in riva all’Arno, prima dimora del Petrarca’ (1) a cura di Massimo Tosi che lo adorna di superbe illustrazioni, lavoro a cui ricorrerò a più riprese. Questo testo, che non credo si trovi in vendita, è stato stampato in occasione dei settecento anni trascorsi dalla nascita del Petrarca.

Sarebbe stato fantasioso immaginare di compiere questo viaggio con un mezzo trainato da pazienti cavalli nel ‘700, partendo dalla pagina di un ragguardevole sito di filatelia, quasi fosse una stazione di posta: www.ilpostalista.it/arezzo/arezzo_0225.htm, per percorrere la Regia Strada da Firenze alla Torricella, descritta da un documento molto interessante sotto tanti aspetti.

Ma, altra epoca, ne percorro solamente una parte su un mezzo motorizzato conoscendone il nome contemporaneo: Provinciale 1 Aretina per S. Donato.

E parto dal km 0 incorniciato da allori, dalla città di Firenze, dal quartiere periferico di Sorgane in piazza Rodolico.

Km 0 provinciale 1 Aretina per S. Donato

Immediatamente dopo la strada entra in un altro perimetro amministrativo quello di Bagno a Ripoli, come annunciato dal segnale di località.

Come dirò qualche altra volta, una strada a cui è stata attribuita una denominazione, percorrendo città e paesi, assume come delle identità parallele, quelle delle vie che le Amministrazioni le hanno dato per portare una lettera, mandare un mazzo di fiori, trovare una bottega.
In questo caso la provinciale, nel comune di Bagno a Ripoli, prende il nome di via Roma, pur mantenendo la sua individualità, confermata dalle progressive chilometriche, come quella del km 1 dietro dei cassonetti della raccolta differenziata dei rifiuti.

Circa 200 metri dopo il km 0, si fa il primo pregevole incontro: la pieve romanica di San Pietro a Ripoli.
Con la sua semplice eleganza ha attraversato i secoli, con i ritocchi che l’uomo costruttore ha aggiunto come segni del suo passaggio

La Rete ha molte pagine per la sua storia, le descrizioni e quant’altro riguardanti questo edificio. Lascio, di conseguenza, all’escursionista non convenzionale, la selezione.
Ne indico un paio : it.wikipedia.org/wiki/Pieve_di_San_Pietro_(Bagno_a_Ripoli) e www.echianti.it/le-antiche-pievi-del-territorio-di-bagno-a-ripoli

Con la denominazione di via Roma, la provinciale va avanti comoda e tranquilla, eccetto alcune curve con segnaletiche di riduzioni di velocità che dicono ‘attenzione, potrei essere dannosa’.

Sale fino alla frazione di S. Donato in Collina, con una numerazione civica che giunge fino al n. 658, per poi ridiscendere verso Incisa Valdarno, attraversando i comuni di Rignano sull’Arno e Figline/Incisa Valdarno.

Quasi al termine della cittadina di Bagno a Ripoli, al km 3, sulla sinistra, ecco un altro incontro, all’apparenza un luogo ordinario ma, come altre cose, memoria. Si tratta del cosiddetto ‘Arco del Camicia’

Si potrebbero trovare architetture ogni trenta metri, e citarle e descriverle, ma la cosa diventerebbe decisamente verbosa.
Visitando i siti istituzionali, commerciali o amatoriali si possono attingere ormai delle notizie su qualsiasi minuscolo spazio della terra.
Di questo Arco, ad esempio, ci sono persone che ne hanno parlato: tra queste echianti.it/arco-delcamicia con descrizione del toponimo ed altre storie.

Pertanto proseguo perché la strada delle cose da dire è abbastanza lunga quanto breve il percorso reale: 21 km e 700 metri.
Poco dopo il civico 360 e prima del km 3 + 300 sulla sinistra c’è un bivio che indica che si può andare anche per la suggestiva Via del Bigallo e Apparita che, dopo aver girovagato tra campi, muretti e panorama sulla città di Firenze (l’Apparita?), rientra nella provinciale 1 al km 7.

Se si presenterà l’occasione, descriverò anche questa via con il suo bagaglio di storia.
Intanto la provinciale 1 va, in lieve pendenza, in salita tra vecchi muretti e oliveti, attraversando la frazione di Osteria Nuova.
Più oltre si vede, per un breve tratto dall’alto, l’autostrada A1 che incroceremo più avanti.
Ed ecco che, al km 4, guardando a destra, si assapora un’ampia veduta su Firenze, adagiata nella sua conca con centinaia di anni di storia, stato su strato, dai metalli primordiali maneggiati da mano umana a quelli dei contemporanei bus turistici. Un’altra Apparita?

Firenze dalla provinciale 1 di S. Donato

Continuando il percorso, si incontra un cartello che sta ad indicare una delle vocazioni del territorio: la vite e la sua coltura, anche se mi sembra che vi sia un po’ di infedeltà perché, guardandomi intorno, noto soltanto domestiche piante di olivo. I colli sì, quelli sono fiorentini.

Oltrepassando il cartello indicante la frazione di Osteria Nuova, pochissimo prima del cartello 4 + 600, incassato in un muro di sostegno, uno dei molti che tengono ferme in alto terre e colture, noto un cippo con il numero cinque.

Vorrei incontrare qualcuno che mi spiegasse la funzione di questa pietra. E’ una pietra miliare uscita da una delle molte varianti che questa strada ha conosciuto nel suo definirsi attuale?
Questa via è stata un itinerario che ha molti strati: l’odierna provinciale è quello odierno che sta sopra uno lorenese, come riporta il sito citato all’inizio www.ilpostalista.it, che sta sopra una strada medievale che sta sopra una romana, come informa il mio libro guida.
Mi sia concesso il beneficio d’inventario per la corretta interpretazione delle fonti.

Al km 9 + 100, vedo un tabernacolo, uno dei numerosi su questa strada, sopra un muro a retta. Anche i muri a retta sono numerosi, ingegneria diffusa per strade che hanno richiesto sacrificio di terre soprastanti.

Ho scovato un sito singolare, tabernacoli.blogspot.com, con una nota su questa edicola. Viene segnalata come ‘edicola murale dell’icona robbiana ‘Madonna in Adorazione’.

Tra le foschie del 12 novembre, al km 9 + 300, incontro il primo dei due cartelli indicatori della località di S. Donato in Collina, quello del comune di Bagno a Ripoli; più oltre quello del comune di Rignano sull’Arno.

Questa località fa da confine tra le due amministrazioni.

Il cartello del comune di Rignano suggerisce anche una degustazione.

Per informazione, questa viene proposta subito dopo le feste natalizie e si chiude l’ultima domenica di marzo, come ci informa il sito sagretoscane.it, presso il circolo di una Società di Mutuo Soccorso, che si trova più avanti sulla destra.
Notizie su questa tradizione riscoperta, come sulle finalità della Società, si trovano nel sito archiviodeltempochepassa.it.
Così si trascorre dal sacro di un’edicola al profano di una frittella di riso, in un loro felice connubio.

Quasi allo scollinare del S. Donato, propongo un dettaglio che mi ha fatto un po’ sorridere: c’è in questa frazione una strada ‘confine’ tra i due comuni. Provenendo da Firenze i numeri a destra sono nel comune di Bagno a Ripoli e quelli a sinistra nel comune di Rignano sull’Arno. E’ la Strada di Montisoni. Sempre meglio che averci il confine tra la cucina e il salotto.

 

E, sempre in S. Donato, al circolo delle frittelle, ecco la bandiera della squadra del cuore.

Sotto S. Donato in Collina corrono due lunghe gallerie che fanno parte di un sistema viario di rilevanza nazionale: quella ferroviaria della linea ad alta velocità e quella autostradale della A1.
Percorrendo la nostra strada, a tratti si odono, tra le colline, le risonanze dei mezzi di trasporto che legano la nazione, da un capo all’altro, con il loro incessante viavai.
Scollinato il passo di S. Donato in Collina, la strada perde l’appellativo di via Roma, con cui il comune confinante l’aveva definita per i portalettere, riprendendo quello di Strada Provinciale 1.
Solamente nel breve tratto che attraversa la frazione di Troghi viene denominata via Fiorentina,
La vecchia denominazione di via Roma sembra creasse confusione tra gli abitanti in quanto, soprattutto gli anziani, la citavano con il nome soppresso.

All’altezza della curva in discesa, al km 10+ 600, a sinistra, si apre la veduta su un’imponente costruzione dalle moltissime finestre e un parco con essenze ben curate: la villa di Torre a Cona
Sue notizie si trovano in it.wikipedia.org/wiki/Villa_di_Torre_a_Cona e www.comune.rignano-sullarno.fi.it/torre-a-cona

Ed ecco che scopro, quasi sfuggente, alla distanza chilometrica 10 + 900, sotto l’alto muro di sostegno, un fontanile non più utilizzabile. Chissà perché è stato costruito lì e quale era la sua funzione?

Al km 11, a sinistra, si incontra la deviazione per Rignano sull’Arno, raggiungibile con la provinciale 89.

Il primo abitato che si incontra, dopo S. Donato in Collina, sempre nel tratto del km 11, lungo la strada in dolce discesa verso Incisa, tra paesaggi più aperti, è proprio quello di Troghi della via Aretina.

Come dicevo sopra, in questa frazione, e come chiarito dalla pagina del comune che riguarda questo argomento: www.comune.rignano-sullarno.fi.it/eventi-notizie/troghi-istituita-via-fiorentina-dal-1-febbraio-2019, la provinciale rinuncia alla sua designazione per facilitare il compito alle persone. La riperderà quasi subito.

E quasi subito dopo si incontra la località di Cellai

E mi colpisce, alla fine di questo borgo sulla destra, un ingresso su uno spazio aperto, in apparente stato di abbandono, che probabilmente faceva parte di un complesso produttivo di cui ignoro l’attività. Non se ne distingue il perimetro, se non lungostrada, per un manufatto in laterizio decorato, gradevole con i suoi ornamenti in tinte di terra, con un cancello aperto su un interrogativo.

Subito fuori dall’abitato, incontro un altro tabernacolo, con un pizzico di ricercatezza che mi ricorda il seicento. Per ora, non ho trovato notizie su questo piccola costruzione devozionale.

Poco dopo, sulla destra, passando come si conviene dal sacro al profano, troviamo l’ingresso di un grande campeggio.

Il km 14 ha una progressiva chilometrica un po’ provata dal tempo.

A questa progressiva si incontra la località Ponte alla Luna; come appaiono particolari i nomi dati ai luoghi. La toponomastica è una materia d’indagine avvincente ma lascio ad altri questo simpatico impegno.

Mi fermo, poco oltre, a fissare questo scorcio novembrino che riassume bene lo spirito del luogo con il suo muretto lungostrada, la colonica con la sua ‘colombaia’, i cipressi, un piccolo annesso e le essenze arbustive e arboree come richiami al paesaggio agricolo e forestale circostante.

E’ interessante ciò che spiega l’articolo it.wikipedia.org/wiki/Case rurali_toscane per interpretare questa abitazione, molto ben conservata.

Casa rurale strada provinciale 1 Aretina per S. Donato

Si prosegue attraversando la frazione Le Valli.

Oltrepassata questa località, si vedono, allo scoperto, le due strutture viarie che prima erano passate sotto S. Donato in Collina. Potremo trascorrere ore in ozio, guardando passare treni e autotreni.
La vallata dell’Arno è un corridoio strategico per le vie di comunicazione; lo è stato in un passato remoto continua ad esserlo nei nostri giorni.

La Direttissima delle FS
Sottopasso della A1

Prima della frazione di Palazzolo, noto, sulla destra, un disegnino su un muretto. Cercando altre notizie per un altra strada, sono venuto a conoscenza che questo simbolo indicherebbe il percorso di una delle Vie Romee, uno dei percorsi ‘tematici’ che vengono proposti con sempre maggior frequenza.

Entrando nella frazione di Palazzolo si entra nel contempo nel comune dove ha termine la provinciale.
Il toponimo Palazzolo rimanda forse ad una costruzione di controllo e di difesa?

Ed ecco che una cosa singolare colpisce la mia attenzione: una bandiera albanese spiegata ad una finestra.

Ho chiesto notizie al riguardo a delle persone che vengono da quella terra e mi stato riferito che il 28 novembre, giorno della foto, è un giorno di festa.
In seguito ho consultato Wikipedia per saperne di più ed ho trovato che ‘il giorno della bandiera e della libertà’ festeggia la proclamazione dell’indipendenza dell’Albania dall’Impero turco-ottomano avvenuta nel 1912, con un riferimento al gesto di Scanderbeg di sollevare la bandiera albanese il 28 novembre 1443.

Scendendo, a sinistra, si può vedere una piccola strada in salita.


La sua denominazione ci dà una prima informazione sulla dedica della piccola chiesa, costruita negli anni 30 del XX secolo, che si presenta elegante tra i suoi amici cipressi, in stile neo-romanico.
Notizie concise su questo luogo si possono trovare in: it.wikipedia.org/wiki/Chiesa_di_Santa_Maria_di_Loreto_a_Palazzolo.

Chiesa_di_Santa_Maria_di_Loreto_a_Palazzolo

Proprio dirimpetto alla chiesa, sulla provinciale 1 che sto percorrendo, un cartello le assegna l’identità che avevamo trovato nella frazione di Troghi. E’ un po’ come guardarsi indietro ma questa targa indicherà qualcosa, qualcuno l’avrà messa, quando? O non sarà semplicemente perché siamo entrati in un altro ambito amministrativo, quello di Figline e Incisa Valdarno?


Tra il km 18 e 19 notiamo a sinistra, solitaria in un campo, un’edicola devozionale.
E’ conservata bene, almeno osservandola da questa distanza. La sua singolarità sta nel fatto della sua collocazione, lì come un silenzioso richiamo.

Un testo, ‘La via Francigena e altre strade della Toscana medievale(2), mi sembra suggerisca che il manufatto si trovasse su una via antica, di cui resta una traccia nella fossa oblunga in mezzo al campo, a valle della provinciale.

Più oltre, sempre alla sinistra, lontano, si fa notare una costruzione dall’aspetto solido davanti al fondale del massiccio del Pratomagno.
E’ l’attuale aspetto di un insediamento fortificato medievale, probabilmente solamente una torre, con delle aggiunte successive che non ne hanno snaturato molto l’aspetto di sorvegliante del territorio circostante e sottostante.
Completamente diversa la funzione attuale, e per apprenderne anche un po’ la storia, si può deviare il tragitto per andare nella Rete e leggere: www.visitreggello-tuscany.com/storia-architettura/torre-del-castellano/

 

In qualsiasi Entità si creda, sulla destra della provinciale, subito dopo un tabellone per affissioni pubblicitarie, si incontra l’indicazione per un luogo che merita sicuramente una visita per la cura del paesaggio, per il senso di tranquillità ed anche per l’edificio di culto che sembra sorto dalla terra stessa. Anche il nome di questa costruzione è suggestivo: Santuario Maria Theotokos
Poi ognuno vede le cose come più gli aggrada.
Ma se gradite saperne di più ecco un altro sentiero virtuale: www.loppiano.it.

Prima di una stretta curva che dà sulle prime case dell’abitato di Incisa il km 20 è indicato dall’ultimo cippo che si rileva sul tracciato.

Subito dopo mi trovo all’ingresso del comune di due paesi unificati nel 2004 in una sola amministrazione.

Qui una volta aveva inizio il comune della sola Incisa.
Incisa, l’Ancisa o Lancisa, a seconda dei testi che nel tempo hanno trattato di questo abitato, dovrebbe essere una memoria dell’incisione che le pazienti acque millenarie fecero nelle rocce per generare l’Arno. Ma mi sono chiesto come sia possibile che un avvenimento accaduto milioni di anni sia rimasto inciso nella memoria e poi abbia generato il toponimo. Sembra che Leonardo da Vinci, in una delle sue brillanti intuizioni, ne abbia saputo qualcosa.

A ma appare maggiormente plausibile la spiegazione del testo citato sopra, ‘La via Francigena e altre strade della Toscana medievale(2) (pagine lette on line), che indica in Incisa un toponimo che si riferisce ad taglio prodotto artificialmente nell’alberese per ottenere lo spazio per una strada. Non questa che sto percorrendo, suppongo.
Al tempo della preistoria questi spazi erano ricoperti prima da una enorme massa d’acqua. Esaurienti spiegazioni del fenomeno si trovano all’indirizzo it.wikipedia.org wiki/Lago_pliocenico_del_Valdarno_Superiore 

Da circa 2 milioni di anni si spostava in questa zona il Mammuthus meridionalis, il cui scheletro riposa nel museo di geologia e paleontologia di Firenze.

All’incirca in quegli anni viveva qui anche l’animale di cui riporto la foto, ripresa nello stesso museo.

L’automobilista che percorre la provinciale 1, segue giustamente altri pensieri o si pone altri quesiti. Può dare un’occhiata fuggevole ai resti del fondo dell’enorme lago, attraverso il quale sta passando e le cui tracce sono le Balze che appaiono e scompaiono tra la macchia.

Rientrando dal passato perduto, la testimonianza di un passato recente che si incontra entrati nell’abitato, è la sede municipale della vecchia amministrazione di Incisa in Val d’Arno che guarda una piazzetta alla sinistra del percorso, Piazza del Municipio appunto.

Nella stessa piazzetta semplice e gradevole c’è la chiesa di S. Alessandro anch’essa gradevolmente semplice nel suo aspetto neoclassico. Una data sotto un calice di pietra applicato in alto sopra la finestra tonda della facciata, e logorato dal tempo, si legge una data: 1767.

Per cercare delle notizie su questa chiesa e sulle opere medievale che contiene si possono utilizzare questi link: www.paesionline.it cercando Incisa e la Chiesa di S. Alessandro e it.wikipedia.org/wiki/Chiesa_di_Sant’ Alessandro (Incisa_in_Vald’Arno)

Fermandomi a dare un’occhiata all’interno rimango colpito dalle stazioni della Via Crucis, composte da materiali ferrosi e cementizi con un senso di contorcimento che rimanda immediatamente al sacrificio narrato.

Proseguendo il percorso una tabella sghemba ci mette al corrente di una parte alta medievale del borgo con l’indicazione dell’abitazione del soggiorno giovanile del Petrarca.

Esiste un sito creato apposta, con il nome di questa costruzione, che non si limita solamente a fornire notizie sulla stessa ma propone occasioni per iniziative culturali: www.casapetrarca.org.
Ho visitato in aprile il luogo, non molto ampio ma suggestivo con le sue memorie di mattoni, pietre, costruzioni antiche, la maggior parte delle quali tenute in buona condizione perché abitate.

Sul soggiorno del poeta sono state scritte molte carte. Il mio libro guida ‘Incisa. Alla scoperta del castello in riva all’Arno, prima dimora del Petrarca(1) tratta anche della sua abitazione della quale si trova a pag. 88 e 89 un pregevole acquerello del Tosi.
Su una targa posta sulla strada in ripida salita è descritto, con le parole del poeta, un brevissimo resoconto del suo soggiorno in Ancisa.

Sempre dall’alto si può godere della vista sulla vallata che fa da cassa di risonanza per tutti i tratti di viabilità a cui ho fatto cenno prima.
Da qui si può avere anche una bella vista sulla Torre della Bandinella. Questa foto è di aprile quando le foglie spuntavano dalle piante che avevo visto spoglie durante i miei rilevamenti in stagione di riposo.

Torre della Bandinella Incisa Valdarno

Altre persone hanno lavorato per fornire informazioni su questo edificio; valendosi dei sentieri della Rete se ne possono ricavare da: www.castellitoscani.com e www.lamiabellatoscana.it.
Anche loro va la mia gratitudine per le cose apprese durante il tragitto.

Ridisceso sulla provinciale, tra i rimandi labili ad un trascorso storico, vedo appeso, alla parete di un’abitazione privata, uno stemma sbreccato che sussurra un dubbio sulla sua autenticità. Non ho alcun elemento per poter giudicare; ci vorrebbe una persona più informata che me ne fornisca qualcuno.

Uno sguardo alla tabella smaltata con la mappa dell’abitato con il nome e lo stemma del vecchio comune.

 

Proseguendo verso il centro dell’abitato alla destra ora appare, celata in parte da un edificio contemporaneo, una costruzione che mi ha spinto a fare qualche domanda. Mi sembravano i rsti di una fortificazione. Invece sono venuto a conoscenza che la costruzione è ciò che rimane di un cementificio. La sua storia ha avuto sicuramente un passato significativo per il popolo che vi ha lavorato.
Ho visto, sempre nella Rete in www.archea.it,  il progetto ‘ex-cementificio-italcementi’, a mio parere, un po’ invasivo ma sicuramente apprezzabile, soprattutto per l’utilizzo delle parti verdi che lo inserivano nel paesaggio circostante. Non mi pare che sia stato preso nella dovuta considerazione, suppongo per l’onere economico.

Poi ho chiesto anche cos’era quel moncone d’edificio notato, quasi sulla riva dell’Arno, e mi è stato riferito essere tutto ciò che resta di un mulino. Era uno dei tanti mulini disseminati ovunque sui corsi d’acqua frantumati dalle acque, dal tempo, dalla tecnologia, dall’abbandono.

Giungendo quasi al temine del percorso, sul muro di un edifico con una serie di negozi sulla destra, una targhetta di pietra commemora una delle tremende ferite che l’Arno ha inferto a queste terre.

Per una singolare coincidenza il quattro novembre del 1333 un’altra inondazione devastò gli stessi luoghi.
In quei secoli, ormai nebbie e memorie librarie, altre alluvioni coniugate a guerre e carestie furono piaghe per le genti in quello che era uno dei granai fiorentini, come riporta il testo che mi ha fatto quasi da nume tutelare per tutta la strada.

Ed ecco che, come Viale XX settembre, ultima identità, la provinciale 1 si congiunge con la regionale 69; strisce pedonali e semafori ne sembrano definire il limite.

Conclusa a Lancisa l’escursione, mi potrei lasciare andare a fantasticare di un sentiero che sta ancora più sotto agli strati a cui ho fatto cenno prima. Un sentiero poco più largo di quello tracciato da bestie selvatiche, all’età del neolitico, aperto da uomini ricurvi coperti dalle loro pelli. Ci sarà sotto tutti i livelli che la storia ha costruito?

Fantastico su questo perché, prima della partenza, in Piazza Rodolico avevo notato due piccoli alberi con le foglie di un giallo vivido.

Sono due fratelli maschi di Ginkgo biloba. I loro progenitori sono vissuti nella profonda preistoria da 350 e 250 milioni di anni fa, molto prima del lago delle Balze, e loro se ne stanno lì tra questi condomini con la loro memoria antica, introdotti nel nostro Paese nel 1750, giorno più giorno meno. (3)
E mi soffermo un momento a immaginare come questi pronipoti di avi con progenie che forse non vive più allo stato selvatico, compagni di templi cinesi (4), mi abbiano offerto un profondo respiro prima di iniziare il tragitto per questa relazione imperfetta su una strada ordinaria.

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Itinerario Google maps


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BIBLIOGRAFIA
(1) Incisa. Alla scoperta del castello in riva all’Arno, prima dimora del Petrarca  –  Arti Grafiche Nencini  2005
(2) La via Francigena e altre strade della Toscana medievale  – All’Insegna del Giglio 2004
(3) Fitocronologia d’Italia – Olschki editore 2000
(4) Botanica sistematica – Un approccio filogenetico – Piccin editore II^ ed. 2007

RINGRAZIAMENTI
www.it.wikipedia.org
www.ilpostalista.it
www.echianti.it
www.comune.rignano-sullarno.fi.it

RINGRAZIAMENTI PARTICOLARI
Al mio correttore del testo Massimiliano Lazzari

Avvertenza importante
Se vi sono persone che trovano che un loro diritto sia stato leso, me ne metta al corrente e sarà mio obbligo modificare o eliminare la nota, dopo un civico confronto.