Strada provinciale 16 Chianti-Valdarno

Parto da Greve in Chianti, una delle cittadine simbolo di questo territorio noto a quasi tutto il mondo per le sue attrattive culturali, paesaggistiche, gastronomiche.

Apparirò banale nel rammentare la particolare attenzione che una parte dei cittadini europei ha rivolto e rivolge ad esso. Adesso sembra che il loro interesse, soprattutto finanziario, sia indirizzato verso altri luoghi; sono trascorsi decenni da quando questo territorio era chiamato Chiantishire e molte cose si sono modificate.

Guardo la figura immobile di Giovanni da Verrazzano, antico concittadino dei Grevigiani, osservare un punto lontano. Forse mi invita a passare oltre e a mettermi in moto.

 

Greve in Chianti Statua di Giovanni da Verrazzano

Così mi allontano dalla famosa piazza triangolare dei mercati e delle fiere e mi incammino, non senza aver dato uno sguardo alla statua di Mitoraj, compianto artista residente anche in Toscana.

Greve in Chianti Mitoraj

Se qualcuno volesse sapere qualcosa di questo artista: it.wikipedia.org/wiki/Igor_Mitoraj.

Poi, sul muro di un’abitazione, vedo il grande simbolo che contrassegna il vino, anche questo apprezzato in quasi tutto il mondo.

Prima di lasciare il centro abitato invito a dare un’occhiata anche a: www.chianti.com/it/greve-in-chianti/, al sito istituzionale www.comune.greve-in-chianti.fi.it/ e all’ormai irrinunciabile it.wikipedia.org/wiki/Greve_in_Chianti.

Ed ecco che, all’incrocio con la regionale 222, la Chiantigiana, a destra in basso sul marciapiede, quasi appoggiato alla parete esterna di una farmacia, vedo il km 0 della strada che sto per percorrere.

Questa provinciale è denominata ‘Chianti – Valdarno’ e congiunge i due territori, abbastanza diversi dal punto di vista paesaggistico e culturale.

Poco prima del ponte sul fiume Greve trovo i segnali che mi conferma, se mai ce ne fosse necessità, la direzione.

C’è anche un cartello con il nome del fiume su cui passerò e che è parte del nome del paese. Non sono ancora riuscito a sapere chi ha dato nome a cosa.

E questo è il fiume Greve, o la Greve, come viene chiamato confidenzialmente nella regione.

Qualche sua informazione si può attingere da it.wikipedia.org/wiki/Greve.

Prima di uscire, motorizzato, dal paese raccolgo qualche immagine.

Questo è il palazzo in stile, sede del Comune di Greve in Chianti. Una sua breve descrizione si trova nel sito istituzionale www.comune.greve-in-chianti.fi.it/ps/s/visitare-a.

E questo, invece, è il monumento dedicato al Gallo Nero.

L’animale altero sfoggia tutto il suo orgoglio come simbolo di un prodotto vinicolo conosciuto in quasi tutto il mondo. Anni fa dovette abbassare un po’ la cresta in una guerra per gli spazi commerciali, cioè nulla di nuovo sul fronte umano.

Ma il vino è vino; sono i migliori coloro che lo rendono eccellente, con un emblema o un altro. Un’altra cosa sono le sentenze giudiziarie. Con beneficio d’inventario.

Per avere qualche nota storica ed aneddotica: it.wikipedia.org/wiki/Gallo_Nero.

Come via Battisti e poi come viale Vanghetti la provinciale esce dal paese, in leggera salita.

900 metri dopo il chilometro zero c’è il confine dell’abitato di Greve in Chianti.

Questa strada è stata spesso oggetto di frane e smottamenti con relativi lavori di ripristino che, al momento del mio passaggio, ho rilevato solamente in qualche manufatto ben visibile al passaggio. Qualcosa succede ancora, come vedo al km 1 + 100.

Oltrepassato questo chilometro, la strada si immerge in un paesaggio composto da un mosaico di vuoti, le vigne, e di pieni, le macchie arbustive o arboree, che si fondono donando allo sguardo un piacevole senso di benessere.

Naturalmente parlo del piacere dell’osservazione, ben sapendo che dietro quest’opera d’arte c’è la costante gravosa attenzione dell’uomo.

E’ la consapevolezza del suo valore attrattivo che ha portato alla rinuncia di qualche ara di terra coltivabile per conservare anche il patrimonio arboreo, con un risultato encomiabile.

All’interno di questa trama le costruzioni recuperate, riadattate vi entrano a pieno titolo come soggetti dotati di un carattere forte ed elegante.

Non posso, nel mio andare, riprendere proprietà private senza consenso. Farò un’eccezione per questo fienile rimesso a nuovo che sta su un piccolo crinale, dietro a due mandorli.

                     Il piccolo fienile il 23 dicembre 2019

Viti e olivi qui imperano, vere ricchezze culturali ed economiche, con un nutrito numero di aziende che propongono l’assaggio e la vendita dei loro frutti

La strada prosegue, attraversando questo mosaico per qualche chilometro, per poi addentrarsi decisamente, con una serie di curve, in un bosco misto suggestivo, composto in prevalenza da querce di varie specie. Il terreno che sta sotto questi boschi è, all’apparenza, arido e sassoso.

Prima di lasciare le vigne di questa parte del Chianti, mi viene quasi d’obbligo indirizzare il paziente lettore ad una pagina che tratta di questi arbusti simbolici: www.actaplantarum.org/flora/flora_info.php?id=8356. Ed anche all’immancabile it.wikipedia.org/wiki/Vitis_vinifera.

Dal libro ‘La simbologia delle piante(1) si trae tutta una serie di requisiti positivi associati alla vite quali allegria, abbondanza saggezza, amore confidente e così via fino a spensieratezza.

Al km 4 si può apprezzare la bellezza della vallata che si apre alla sinistra della provinciale.

Quasi in prossimità del km 6 + 400 troviamo il passo del Sugame. Il nome di questo transito, quasi impercettibile, potrebbe sembrare un cenno d’ironia per i ristoranti che propongono appetitose portate con gustosi intingoli.

In realtà, per ora, non ho trovato tracce dell’origine del toponimo, almeno nella Rete.

Da questo punto la strada prende a scollinare.

Proseguendo noto che le colture frequentemente, se non sempre, sono circondate da alte recinzioni, molte delle quali elettrificate.

Queste precauzioni, come tutti sanno, sono diventate una necessità per preservare le coltivazioni produttive dalla fame dei selvatici che, con una progressione allarmante, stanno dilagando per questo e gli altri territori della regione.

Si potrebbe discutere a lungo nel contraddittorio tra salvaguardia della fauna e sua limitazione. Una cosa è certa: ognuno conduce la vita secondo le proprie leggi e il torto e la ragione hanno dei confini labili. I confini degli umani sono recintati e la fame è una brutta bestia.

Sono convinto, però, che le posizioni della disputa poterebbero trovare un’intesa senza spostamenti gravosi da una parte o dall’altra.

Al km 8 + 600 incontro, a sinistra, un bivio con una strada che porta alla regionale 222, già incontrata a Greve.

Sotto un cartello di direzione che indica, al contrario, Greve si nota un segnale, fatto in casa, che accenna ad una qualche ricorrenza che riguarda Giada che, molto probabilmente, non conoscerò mai. Ma l’indicazione resterà lì fino alla propria consunzione, come decine di altri avvisi simili, che non verranno rimossi perché è maggiore l’impegno nel toglierli che quello di metterli.

Entro il Km 9 incontro la frazione di Dudda, piccolo borgo rurale di relativo interesse per la chiesa, che incontro al km 9 + 500, in stile eclettico-romanico costruita tra gli anni 20 e i 50 del ‘900.

Dopo Dudda la strada scende verso Figline, attraversando boschi misti,  andando verso un territorio che manca della medesima grazia di quello lasciato alle spalle. Esigenze diverse hanno formato un disegno diverso.

Si avverte anche in questi boschi l’intervento umano, cosa storicamente accettabile in quanto i boschi hanno rappresentato, per millenni, fonte di prodotti per il sostentamento.

 

Al km 10 incontro una deviazione, a destra, con il km 0 della provinciale 68 che porta a Lucolena.

Poco prima, mi incuriosisce un cartello che indica un cimitero agli avieri caduti. Sulla stessa deviazione si vede anche l’indicazione per una chiesa, S. Stefano a Lucolena.

Tutte queste tre indicazioni mi invitano ad andare a vedere questi luoghi, in un futuro, percorrendo la provinciale 68.

Nel frattempo, posso solamente suggerire di visitarli virtualmente.

Sugli avieri caduti ho trovato che si è trattato di un incidente del 1982 in cui questi persero la vita, durante una esercitazione antincendio.

E, a l km 10 + 500, entro nel comune sparso di Figline e Incisa Valdarno.

Dalla parte opposta mi saluta il cartello di Greve in Chianti con tutti i suoi gemellaggi.

Agli 800 metri del km 10, a destra, vedo un piccolo corso d’acqua che corre verso Figline.

Non ne conosco il nome e devo dire che ho delle difficoltà a trovarlo sulle mappe. Ricorrerò ancora a qualcuno del posto che me lo possa dire.

Al km 12 incontro la deviazione verso Gaville.

Sulla stessa deviazione vedo l’indicazione per uno dei molti musei dedicati alla civiltà contadina.

Per un viaggio virtuale ci si può dirigere verso www.museogaville.it nel quale si incontrano le  notizie storiche sulla nascita di Gaville, sulla sua chiesa la romanicissima S. Romolo a Gaville e le note sul museo.

Sempre entro il km 12 entro nella frazione di Ponte agli Stolli.

 

Rivedo la cosa singolare che, durante tutti i miei passaggi per questa strada, avevo notato. In una costruzione, molto ben tenuta, ho visto sempre delle persone a sedere, conversare, osservare me che passavo. Sembra una sorta di circolino paesano nato per la volontà di alcuni abitanti. Per ora è un’ipotesi. Un giorno mi fermerò e mi informerò.

                  Ponte agli Stolli

Ora la strada scende verso Figline in un paesaggio decisamente diverso, per me privo di quell’armonia compositiva che avevo goduto nel Chianti.

Questo potrebbe essere imputabile ad una storia dissimile; e un piccolo valico mi ha condotto da un ambiente antichissimo ad un altro.

Da una parte forze di vento, dall’altra forze d’acqua hanno modellato territori e, probabilmente, uomini in modo diverso.

Per il Chianti si può dare un’occhiata a www.chianti.com/it/le-colline-del-chianti, per il Valdarno www.lamiabellatoscana.it/2017/11/quando-il-valdarno-era-un-lago.

Una sola cosa le ha unite, per lungo tempo, la necessità e la conseguente ingegnosità.

Proseguendo verso la valle, al km 13, posso già intravedere, in lontananza ma in tutta la sua magnificenza, la corona del Valdarno: il massiccio del Pratomagno.

E qui, indirizzo il mio paziente lettore verso www.ilbelcasentino.it/pratomagno dove, con passione, viene descritto questo luogo, le sue particolarità, le sue memorie.

Al km + 300 un cartello, con una fiera eretta, indica che siamo entrati in un altro territorio della produzione del famosissimo vino.

Al km 15 + 600 vedo, a destra, l’ingresso di un vasto stabilimento per le vacanze composto da un esteso villaggio, piscine, ristoranti e altro; praticamente un paese più grande di tante piccole borgate incontrata lungo la strada.

Una volta l’ho visitato e l’apparenza era proprio quella di un borgo, con le casette contornate da siepi curate, mezzi di trasporto elettrici ed un alveare di personale cosmopolita, come gli ospiti.

Tutto sembra ben curato e funzionale alle esigenze di questi, nella stragrande maggioranza stranieri.

Le numerose targhe olandesi che si notano nella zona, nei supermercati, nelle strade stanno ad indicare che, per loro, è iniziata la stagione delle ferie.

Quattrocento metri più avanti noto un secondo ingresso per il villaggio.

Tutto questo potrebbe costituire la risposta, in fatto di richiamo, alle bellezze del Chianti. La posizione del grande villaggio è in una posizione strategica, tra luoghi che offrono quanto è più che soddisfacente per lo spirito ed il corpo.

Abbandono questa considerazione effimera e passo oltre.

Proseguo per un chilometro e 700 metri e avverto che la mia indagine sta per avere termine perché trovo la rotatoria per la cittadina di Figline nel Valdarno.

Svolto a destra e mi trovo sulla via Grevigiana, il nome che la provinciale 16 assume, per un breve tratto, nell’abitato di Figline.
Quasi subito si trasforma in via Pistelli e poi entra decisamente nella città per portare il viaggiatore sulla SR 69 del Valdarno.

Poco oltre, al km 18, ho la conferma che la strada interessata dalla mia ispezione ha veramente fine.

Questa lacunosa relazione su questa strada non rivela nulla di ragguardevole, di particolare in prossimità o sulla sua sede. E’ una strada veloce, di collegamento. Ma, come ho sommariamente detto, i richiami che la accompagnano non possono farla giudicare secondaria. E’ la sorte di altre strade simili.


Itinerario Google Maps


BIBLIOGRAFIA

(1) Lapucci C. Antoni A. M. – La simbologia delle piante – Edizioni Polistampa Livorno 2016

RINGRAZIAMENTI

it.wikipedia
www.chianti.com
www.comune.greve-in-chianti
www.actaplantarum.org
www.lamiabellatoscana.it
www.ilbelcasentino.it

Avvertenza importante
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