SP 540 di Valdambra

E’ il 9 marzo 2020.

Si parte da casa alle ore 13.50.
Alla guida dell’auto c’è Marilena, mia moglie; una piccola telecamera posta sul parabrezza dell’auto registra il tragitto.
Nello stilare il testo ricavo le immagini da questa macchinetta perché, per molto tempo, non mi sarà permesso ripercorrere questa strada un valido motivo. Ma facciamo anche delle soste e, durante queste, qualche foto con lo smartphone.
Il giorno del tragitto possiamo ancora richiedere un caffè in un bar; sarà l’ultimo. Ed anche questo caffè viene gustato in un’atmosfera che si sta modificando.
Dall’indomani questo bar sarà chiuso.
Un’aria di incertezza, determinata dalle notizie che come un ventaglio tempestoso si andavano diffondendo, ha già determinato la chiusura di molte persone nelle proprie abitazioni. Già la presenza della gente per le strade è andato diradandosi. Ci si pongono ancora molte domande. La risposta verrà da un decreto che incatenerà tutto e tutti.
La ragione, che tutto il mondo conosce, è una pandemia, o come la si voglia chiamare, provocata da un virus mutato della SARS: il cosiddetto Covid19
La definizione delle immagini della piccola telecamera è quanto di meglio posso proporre. Però, dal mio punto di vista, rendono l’idea dell’imminente clausura; fotogrammi da un’auto e null’altro.
Penso che non le cambierò con immagini diverse, tutt’al più vi potrò accostare altre immagini quando questa bufera sarà dissolta oltre l’orizzonte.

Nell’attesa, passo alla descrizione imperfetta di questa strada.

Così viene descritta dalla popolare Enciclopedia on line all’indirizzo it.wikipedia.org/wikiStrada_statale_540_di_Valdambra.

Come per molte altre strade anche questa non ha segnalazione di sorta che ne indichi il punto iniziale, il chilometro zero.

Nel paese di Levane, giungendo da Montevarchi con la regionale 69 del Valdarno, a destra in piazza del Secco, nome singolare per il quale non ho ancora trovato informazioni, si distacca questa provinciale che piega, appunto, verso sud in direzione di Arezzo e di Siena.

Il percorso non presenta, inizialmente, particolari attrattive
A tratti è accompagnato dal fiume Ambra, da cui ricava l’appellativo.
Vi sono indizi della rilevanza storica del territorio attraversato dalla 540 per le località con denominazioni di abbazie, castelli e, buon ultimo, anche per una indicazione della via Francigena.
Quest’ultimo itinerario tematico è sicuramente uno dei più conosciuti, probabilmente anche frequentati, da coloro che intendono usare la deambulazione per dirigersi verso i luoghi della propria fede o, semplicemente, per diletto.
Come spesso ho già appurato, è sulle strade laterali che si possono scoprire dei veri tesori.

Per quanto riguarda il comune d’inizio percorso, interessanti note si possono ricavare da
www.comune.bucine.ar.it/turismo/atch/guida_bucine_ita___2016.pdf

E’ da questo incrocio che la provinciale si dirama.

 

Riporto anche un ritaglio di una mappa di Google che conferma il punto di partenza della 540. Quella che viene indicata come via Aretina e la regionale 69.

https://www.dalkmzero.it/wp-content/uploads/SP-540-Valdambra/10-SP-540-Valdambra-google-maps-inizio-provinciale.jpg

Come ho detto in altri articoli, nei centri urbani le strade provinciali regionali, statali sono mascherate dai nomi delle vie della località, un’ovvia necessità. La 540 a Levane prende il nome di via Venezia.

Prima di lasciare questa frazione aggiungo un paio di link che forniscono diverse notizie interessanti:
it.wikipedia.org/wiki/Levane, www.comune.bucine.ar.it/turismo/it/Levane.html.

Procediamo, e dopo alcuni metri, ottengo la conferma che la direzione del percorso è corretta.

Poco dopo questo segnale c’è il segnale di benvenuto per la zona dei Colli d’Ambra.

Il nome del fiume Ambra entra a pieno titolo nella denominazione della provinciale perché questa segue, per buona parte, il suo corso che però va a ritroso verso l’Arno, nella valle che lasciamo alle nostre spalle.

Poco avanti, un segnale di direzione indica quali località raggiunge la 540. Questa immagine è un primo ritaglio del video e lo si nota dalla sua scadente definizione e dalla distorsione.

Da qui la strada sale leggermente e passa sotto il cavalcavia della regionale 69.

Immediatamente dopo incontro la prima tabella distanziometrica. Poco lontano si scorge la tabella del chilometro 1. Anche questa immagine ha gli stessi difetti del primo ritaglio da video.

Immediatamente dopo incontro la prima tabella distanziometrica. Poco lontano si scorge la tabella del chilometro 1. Anche questa immagine ha gli stessi difetti del primo ritaglio da video.

La strada prosegue sempre in leggera salita attraverso un paesaggio rurale e boschivo che non offre spunti di particolare interesse ma che, comunque, è piacevole.

A destra, all’altezza del chilometro 1 + 400, si nota l’Ambra nel suo percorso di discesa verso l’Arno. Eccolo nella scheda dell’Enciclopedia virtuale: it.wikipedia.org/wiki/Ambra_(torrente).

Per quanto riguarda questo corso d’acqua si può avere qualche nota., pur parziale, su alcuni pesci che lo popolano in www.ittiofauna.org/ittiologia_territorio_arezzo/carta_ittica/arno/torrente_ambra.
Purtroppo, cosa a cui ormai bisogna rassegnarsi, vi è una piccola nota riguardante il suo inquinamento.
In questa giornata si possono notare le nuvole delle fioriture dei susini selvatici, i mirabolanti, i susini-ciliegi. Questa è la sua scheda sul mio sito preferito in fatto di piante www.floraitaliae.actaplantarum.org/viewtopic.php?f=95&t=22774.

Poco prima della tabella del chilometro 2 si incontra l’abitato di Bucine.

Per questa località indico due deviazioni virtuali per la sua conoscenza https://it.wikipedia.org/wiki/Bucine e una pagina interna del suo sito istituzionale www.comune.bucine.ar.it/turismo/it/index.html.
Interessante è anche quanto creato dal comune, e reso fruibile in Rete, all’indirizzo www.comune.bucine.ar.it/turismo/it/sentieri-del-viandante.html, un’idea veramente suggestiva, divisa per argomenti con relativi percorsi da fare a piedi. Auguro una sana faticata a chi vorrà prendere in esame le proposte.

Continuando si incontra l’alto cavalcavia della linea lenta della ferrovia.
La struttura è tutta in laterizio e pietra e trovo che abbia un aspetto imponente, venato da un pizzico di nostalgia per le vecchie strutture murarie. Qui la strada ferrata compie un’ampia curva, obbligata dal paesaggio.

Poco dopo si trova, a destra,  l’indicazione per il centro di Bucine,tra i chilometri due e il tre.
Ritaglio un altro frammento della ripresa della piccola telecamera.

La strada prosegue con leggere curve, seguendo sempre il dolce paesaggio collinare, tra piccoli boschi, coltivi, muretti di contenimento.
Noto, mentre percorriamo la parte bassa del paese, una nutrita serie di costruzioni nuove, forse a seguito di una sostenuta richiesta di alloggi, forse per la naturale scomposizione delle famiglie o per altre ragioni che non sono in grado di valutare.
Costruzioni che fanno diventare il luogo, se si esclude qualche dettaglio che fa percepire dove siamo, assolutamente simile a moltissimi altri luoghi anonimi.
Il concetto di genius loci è stato anche stemperato in una mancanza di memoria che, a me, non piace molto.

Forse, deviando in continuazione, si potrebbero avere delle sorprese che valgono il viaggio.
L’ho fatto molte altre volte, su altre strade, e devo ammettere che non ho avuto molte delusioni.
Devo aggiungere, per onestà, che la stagione non gioca a favore del gradimento. Gli alberi spogli, la giornata senza sole, rendono la cosa ancora meno piacevole.
Tornerò in una stagione con le caratteristiche contrarie per valutare se la mia impressione si modificherà.

Quasi alla fine del chilometro 4 incontro il cartello di fine abitato di Bucine.
Al km 5 si incrocia il fiume Ambra; attraversiamo un ponticello e, credo, che a questo punto il fiume passi dalla destra alla sinistra della provinciale.

Dopo questo attraversamento, il paesaggio quasi privo di abitazioni si fa più piacevole con la tipica caratteristica di alternanza di coltivi e tratti di bosco. Sono convinto che nella bella stagione tutto questo sia molto gradevole.

Poco prima del chilometro sei un corso d’acqua procede, a destra, seguendo il tragitto. Ora non so più se questo sia l’Ambra, che al ponticello di prima era passato da questo lato. Comunque è una vallatina quella che stiamo seguendo; la strada è stata costruita, seguendo una sana regola naturale, là dove incontra meno ostacoli.

Sempre con le stesse caratteristiche la strada prosegue: Al chilometro 6 + 900 si incontra l’abitato di Capannole. Ecco una sua breve descrizione: it.wikipedia.org/wiki/Capannole.

Anche qui nulla di interessante se non qualche vecchia costruzione modificata con i motori esterni dei condizionatori d’aria.

A destra noto, addossata ad una costruzione di una certa età, un’altra che mi ricorda l’eclettismo romanticheggiante. Probabilmente dietro c’è una storia d’agiatezza particolare.
Devo dire, a questo proposito, che le costruzioni, non proprio ammirate da me, forse rappresentano una sorta di rivincita nei riguardi di una povertà che, sicuramente qui, in piena campagna si faceva sentire con maggior gravosità.
Poco prima della fine dell’abitato di Capannole, e prima della distanziometrica 8, si vede, sulla destra, una chiesina in stile neogotico che potrebbe riservare qualche sorpresa, anche se di primo acchito, sembra di scarso interesse architettonico.
In realtà questa ricostruzione ha fondamenta antiche come si può ricavare da: it.wikipedia.org/wiki/Chiesa_di_San_Quirico_(Bucine) ma le modifiche me l’hanno fatta snobbare, forse superficialmente.
Una buona ragione per ritornare qui, con minore ansietà, e rivedere tutto in una stagione maggiormente propizia.

Purtroppo il ritaglio della ripresa è improponibile per cui approfitto di un immagine tratta da Google Maps per farla vedere.
Potrebbe essere coperta da diritti d’autore ma non reputo che molti la vedranno.

Poco oltre si trova il segnale di preavviso del bivio per Monte S. Savino e S. Pancrazio.

Per S. Pancrazio si può dare un’occhiata alla pagina interna del sito istituzionale comunale
www.comune.bucine.ar.it/turismo/it/san-pancrazio.html.

La strada continua a seguire un tranquillo paesaggio collinare mentre ci dirigiamo verso l’abitato di Ambra che si incontra entro il km 9.

Per questo centro abitato, dal sito istituzionale del comune che vi soprintende, estraiamo la pagina: www.comune.bucine.ar.it/turismo/it/Ambra.html per avere qualche appunto sulla località.

Come via Dante Alighieri la provinciale entra nell’abitato; a destra, poco prima della fine del decimo chilometro, c’è la deviazione per il centro del paese.

In alto, a destra, si vede l’abitato vecchio del paese, suggestivo, in netto contrasto con le costruzioni che vedo lungo la strada che percorro. Al bordo della collina, a destra, scorre sempre l’Ambra. Ad un certo punto si trova il segnale che indica la deviazione per Badia a Ruoti dove andremo a curiosare più avanti.

 

Più oltre, sempre alla destra della strada, incontro un cartello turistico che dà l’indicazione di svoltare a destra per Castelmonastero. Sarà uno di quei posti a cui andremo a dare un’occhiata.

Ci si sta addentrando in un territorio con testimonianze di un patrimonio che, con relativa certezza, era considerevole per il potere ecclesiastico e temporale del medioevo.

Attraversiamo il ponte sul fiume che adesso vedo andare verso la collina sulla sinistra, mentre si continua ad attraversare un abitato senza identità, salvo qualche traccia in costruzioni con una certa memoria storica.

Questa sequenza alternata tra modernità di razionale necessità e memorie, quasi al chilometro dodici, mostra un aspetto di contemporaneità deprimente. Dietro alti pini piantati con discutibile criterio, e in totale deterioramento, vedo dei capannoni abbandonati, come indicatori di una qualche difficoltà economica. Dall’altra parte della strada, in contrasto, un’attività, all’apparenza vitale e ben tenuta.

Al chilometro dodici ha termine il perimetro dell’abitato di Ambra.
La strada prosegue tranquilla in un dolce piano tra basse colline. La sensazione che dà è di uno spazio arioso e sereno.
Entro il chilometro 13 si incontra, a sinistra il bivio per Badia a S. Pietro a Ruoti del secolo XI, altro toponimo che riecheggia quanto detto sopra circa il medioevo.  Da una pagina del sito istituzionale di Bucine si possono avere notizie su questo luogo: www.comune.bucine.ar.it/turismo/it/Badia%20a%20Ruoti.html
E dal bel sito di Sandro Fabrizi delle integrazioni: www.lamiabellatoscana.it/2018/02/visita-alla-abbazia-di-badia-a-ruoti-in-valdambra.html

Andiamo a  dare un’occhiata a Badia a Ruoti. Troviamo, con un po’ di fatica, un posto dove parcheggiare. Dall’alto si vede il complesso delle costruzioni di quella che doveva essere, ai suoi tempi, una piccola potenza.

Le costruzioni in laterizio, l’atmosfera con nuvole invernali, qualche parte un po’ in disarmo danno al tutto un’atmosfera di immobilità temporale se non di decadimento. La foto è sezionata da un filo di una qualche utenza. Non fa dimenticare che siamo testimoni di un tempo sepolto da una serie di residui.

Stando sempre davanti alle rosse costruzioni vedo, a destra, un segnale che riferisce di antichi transiti, ora riscoperti per amor di novità, per fede, per piacere di camminare e quant’altro.

Proseguendo lo spazio si amplifica e il colore della terra muta. Le abitazioni si fanno rade in mezzo a boschi lontani dopo i coltivi la cui terra, mi fanno notare, è cambiata di colore, diventando più ocra.

Al km 14 si vede in alto l’abitato di Pietraviva preannunciato anche da altri segnali.

All’ettometrica dei 100 metri si incontra il bivio per l’abitato di Pietraviva, la pietra serena, come ci dice la pagina istituzionale www.comune.bucine.ar.it/turismo/it/Pietraviva.html

Qui le costruzioni lungostrada  hanno già un aspetto che ricorda la memoria antica di questi luoghi. Reputo che vi sia stato un maggior rispetto del genius loci ma potrebbe essere, come succede spesso, semplicemente un’impressione prodotta dai luoghi più ariosi.

Un’altra traccia dello spirito del luogo è dato da questo cartello visto, sulla via in salita che porta a Pietraviva.

Su questo supporto ben composto si può vedere uno dei tratti della Via Francigena; per un breve tratto interessa anche la provinciale che si sta percorrendo.

C’è qualcosa che non mi torna sulla mappa: è l’indicazione del luogo in cui ci troviamo. Se siamo a Pietraviva non siamo nei pressi di un certo S. Gusmè; che qualche buontempone abbia spostato l’indicatore? Sulla pianta, all’altezza di Pietraviva, noto una sorta di macchia, quasi un indizio del mio sospetto.
E non avendo risposta a questo sospetto, non rimane che proseguire.
La strada prosegue attraverso un paesaggio ancora di ampio respiro, tra basse colline e coltivi.
All’altezza del chilometro 15 alla nostra sinistra si vede scorrere un piccolo corso d’acqua: sarà sempre l’Ambra, qui più giovane, che ha ripreso ad accompagnarci?
In questo tratto le case sono sempre più rade. Ad un certo punto il piccolo fiume passa alla nostra destra.
Come avevo notato prima un cartello mi informa che siamo in un’altra zona del Chianti, inteso come vino.
E più avanti, a destra ancora un segnale che indica la Via Francigena che se ne va all’interno attraverso i campi.
Incontriamo il diciassettesimo chilometro; cento metri dopo ci fermiamo perché ho notato, a sinistra, una tabella molto interessante, anche se non ben assicurata ai suoi supporti.
Questa descrive un’area abbastanza ampia, quella dei colli d’Ambra, che interessa un sacco di comuni. Fa anche un breve cenno al suo fiume, informando che nasce nel comune di Gaiole in Chianti e che, dopo 35 chilometri, entra in Arno all’altezza di Levanella, all’incirca da dove siamo partiti.

La strada, poco dopo, entra in una valle un più stretta, sempre tra colline basse.

Al chilometro 18 + 525 incontriamo, sempre al contrario della nostra direzione, un benvenuto nei colli d’Ambra che mi fa capire che stiamo uscendo dal perimetro di questa ampia zona dell’aretino.

Infatti stiamo lasciando il comune di Bucine, in provincia di Arezzo, e ci stiamo dirigendo verso quella di Siena.
Cosa confermata dalle tabelle di confine tra le due province, poste alla stessa altezza di quello sopra. Siamo entrati, da pochi metri, nel comune di Castelnuovo Berardenga.

Dopo un slargo panoramico, come poco prima la strada è ancora entrata in una valle nuovamente stretta che viene percorsa per oltre due chilometri. La vegetazione ai lati incombe sulla via per poi, progressivamente allontanarsi a mano a mano che il paesaggio si allarga.
Al chilometro 21 + 200, a destra, si può vedere un superbo esemplare di cipresso.
E così lo vedo dal vetro dell’auto, bagnato da una leggera pioggia. E’ in compagnia di un congenere più stretto, probabilmente una cultivar diversa.

Come per altre pagine di questo diario anche in questa qui indico la scheda per conoscere meglio uno delle essenze tipiche del paesaggio toscano: www.floraitaliae.actaplantarum.org/viewtopic.php?f=95&t=7748.
Da qualche parte, in un qualche tempo ho letto che i cipressi sono piantati in Toscana per far piacere ai turisti. Ognuno ha le sue prospettive.
All’altezza di questa creatura vedo l’indicazione per Abbadia d’Ombrone, ancora una testimonianza che andrò a vedere
E si giunge all’ultimo chilometro di questa provinciale.

Qualche centinaio di metri dopo, attraversiamo l’Ombrone.

Ecco una nota sul fiume tratta da it.wikipedia.org/wiki/Ombrone

E questo è il fiume, qui ancora giovane.

Alcuni dei nomi di luoghi, che si possono nelle vicinanze visitare, comprendono questo nome che, qui, ha sostituto quello del fiume che ci accompagnato per la strada.

Ed eccoci giunti alla fine della provinciale

Siamo nella località detta della Colonna del Grillo. Un cippo la fa identificare come tale.

Poco oltre il proseguo della provinciale la via si innesta in un’arteria che qui assume la denominazione di SS 73, tratta della via di comunicazione E78, un lungo itinerario che congiunge il Tirreno con L’Adriatico. Per chi potesse essere interessato: it.wikipedia.org/wiki/Strada_europea_E78.

Ad un bivio si può ammirare uno dei manufatti di storica memoria.
Questi segnavia, da notizie raccolte nella Rete, sono state fatte erigere nel 1840 da Leopoldo II di Lorena per indicare le cosiddette strade regie.

Da una parte è indicata la direzione dalla quale siamo giunti, il Valdarno.

E dall’altra Arezzo.

Siano giunti al punto finale del tragitto. Non ci resta che tornare.

Al rientro andiamo a dare un’occhiata ad almeno tre luoghi di cui avevamo visto prima le indicazioni.

La prima è la Badia di Ombrone. La piccola deviazione si trova poco prima dell’arrivo al Km 21 + 200, alla sinistra ripercorrendo la strada a ritroso.

Vi è un po’ di dubbio sui nomi quando si incontrano dei cartelli che li indicano con un nome un po’ diverso. Per esempio questa Abbadia a monastero suppongo sia quella che era la Badia d’Ombrone.
Un vialetto ghiaioso con dei pini ai due lati accompagna il visitatore verso questo luogo; dovrebbero essere dei Pinus pinaster, con beneficio d’inventario.

Ad ogni buon conto, se qualcuno volesse verificare la giustezza della mia identificazione può consultare la pagina www.floraitaliae.actaplantarum.org/viewtopic.php?f=95&t=10542.

Ma quello che forse una volta era uno degli ingressi, realizzati nelle varie modifiche lungo i secoli, è chiuso. Si capisce che la struttura è di proprietà privata e la Badia è diventata Castello di Badia d’Ombrone.

Allora, di fronte a questo cancello chiuso, faccio andare al lettore verso un articolo breve che condensa le vicende di questo luogo: tuttatoscana.net/itinerari-2/vicissitudini-di-unabbazia-abbadia-a-monastero-dombrone/.

Da qui apprendo che ora è parte di una realtà produttiva di viticoltura e olivicoltura.

Si comprende, anche quello che l’occhio aveva intuito quasi da subito, notando il frazionamento tra chiesa e campanile con una gradevolissima inclusione di villa di gusto eclettico. Sarebbe interessante conoscere l’ultima cronistoria di questo luogo la cui genesi arretra ad ancora prima dell’anno mille.

Tornando verso l’auto, mi fermo ad ammirare un paesaggio armonioso e ben tenuto. Sembrerebbe un luogo del buon vivere. Attorno c’è un grande silenzio, rotto in lontananza dal rumore di qualche macchina agricola.

Sempre ritornando, andiamo a visitare due altri luoghi di cui avevamo trovato indicazione al km 20: il Monastero d’Ombrone e il castello di Montalto, che si trovano sulla stessa strada che devia dalla provinciale; è la comunale n. 1.
E’ la prima strada comunale che incontro nel mio girovagare con tanto di tabella

Fermiamo l’auto su una stradina laterale in un luogo che appare come fermo nel tempo, non fosse per qualche tocco contemporaneo: Monastero d’Ombrone
Anche qui abbiamo una storia che affonda le sue radici in un Medioevo nel quale potenza e accoglienza si intrecciavano. Oggi è rimasta un’accoglienza che ha il connotato, almeno apparente, di un certo potere. La bellezza perdura connotata da un qualche artificio per renderla ancora più accattivante. Della storia iniziale rimangono pallide tracce.

Proseguiamo, tra un bosco, per il Castello di Montalto. Gli diamo un’occhiata da lontano; siamo in proprietà private e non riteniamo andare oltre. L’aspetto turrito della costruzione dà proprio l’idea di un castello. Notizie molto dettagliate su questo luogo si trovano alla pagina it.wikipedia.org/wiki/Castello_di_Montalto_in_Chianti

In un triangolo di terra, nel comune di Castelnuovo Berardenga, un intreccio incredibile di storia e di vicende raccoglie un arco di tempo esteso e silenzioso.
Ripercorriamo la provinciale per rientrare verso un silenzio che ci attenderà nei giorni a seguire. Un silenzio che ci fa precipitare, in un tempo brevissimo, verso un medioevo di cui abbiamo visto la tracce, come una pellicola che si riavvolge velocemente. Una peste contemporanea contrassegnerà i nostri giorni chissà per quanto tempo.

E quei luoghi visitati avranno un senso distorcente ed incredibile.

 


Itinerario Google Maps


RINGRAZIAMENTI

www.google.it/maps
it.wikipedia.org
www.comune.bucine.ar.it
www.lamiabellatoscana.it
www.ittiofauna.org
www.actaplantarum.org
www.tuttatoscana.net

Avvertenza importante
Se vi sono persone che trovano che un loro diritto sia stato leso, me ne metta al corrente e sarà mio obbligo modificare o eliminare la nota, dopo un civico confronto.